Splendido regalo quello allegato con l’ultimo numero di Rolling Stone Magazine edizione tedesca. Si tratta di un vinile, un 7” con due canzoni di Prince: 17 Days sul lato A e 1999 come lato B. Il perché di questo esclusivo omaggio è legato alla recente pubblicazione di Piano & A Microphone 1983, il primo album postumo del cantante uscito lo scorso 21 settembre. La scelta della canzone non è casuale visto che 17 Days è il titolo che apre questo disco, una bellissima raccolta di brani interpretati esclusivamente da Prince al pianoforte in occasione di alcune prove realizzate e registrate in quello che era il suo home studio in quel periodo.
Anche se in questa circostanza si aggiudica il prestigioso lato A, 17 Days rimane uno dei più noti ed apprezzati B side. Il 16 maggio del 1984 veniva pubblicato When Doves Cry, il singolo che anticipava l’uscita di Purple Rain. Il lato B di quel disco era proprio 17 Days. Non faceva parte del celebre album e mai apparve nelle configurazioni che precedettero quella definitiva. Con il passare degli anni la canzone raggiunse una certa popolarità tra i fans, tanto da convincere Prince a suonarla occasionalmente ai suoi concerti.
Dietro questo titolo troviamo una breve e curiosa storia a partire da ciò che si legge sull’etichetta di quel singolo del 1984. Se When Doves Cry era accreditata esclusivamente a Prince, 17 Days invece riportava, oltre che al nome dell’autore, quello di Lisa Coleman e Wendy Melvoin, ossia Wendy e Lisa e del tastierista Matt “Doctor” Fink. A tutti gli effetti questo fu il primo brano pubblicato a nome di Prince and The Revolution. Anche il titolo racchiude una curiosità perché quello completo e depositato al copyright è 17 Day (the rain will come down, then U will have 2 choose. If U believe look 2 the dawn and U shall never lose). Il più lungo titolo che il cantante abbia mai fatto registrare.
Tutto ha iniziato nell’agosto del 1983 tra le mura del The Warehouse di St Louis Park. Prince ed i futuri The Revolution, si trovavano in quel magazzino allestito a studio di registrazione, per delle prove. Stavano lavorando ad alcune nuove tracce per quello che sarebbe diventato il loro più famoso album, Purple Rain. Queste occasioni era sfruttate da Prince anche per sperimentare nuove produzione da poter utilizzare per i The Time o per gli artisti che gravitavano nel suo piccolo universo musicale.
Fu un’improvvisazione di Lisa e Wendy che catturò la sua attenzione. “Abbiamo iniziato a fare jamming su questo sound” racconteranno alcuni anni dopo le due musiciste. “A Prince piacque molto e cominciò a canticchiare qualche strofa. Ci lavorammo tutto il pomeriggio. Il giorno dopo arrivò con il testo di nuova canzone. Chiese a Brenda Bennett, delle Vanity 6 di registrare il vocale”. Vanity aveva appena lasciato e Apollonia non era ancora stata scelta per la sua sostituzione. Forse Prince stava pensando ad un progetto solista per Brenda Bennett. Ecco il perché di questa richiesta. Quella fu la prima versione registrata.
L’8 gennaio del 1984 tutti si ritrovarono al Sunset Sound Studio per la prima sessione del nuovo anno. In quell’occasione lavorarono a She’s Always In My Hair, Oliver’s House e a una nuova versione di 17 Days. Prince insistette per registrarla su nastro, anche se il suo assistente Bill Jackson non era del tutto d’accordo sul metodo richiesto. Dovette cedere e fare quello che gli venne ordinato dal capo. Iniziarono a suonare trovando impreparato Bill Jackson. Il tecnico indirizzò i suoni direttamente al mix e solo dopo si accorse di aver escluso l’equalizzatore. Riuscì comunque ad inserire gli effetti richiesti raggiungendo il livello ed il suono desiderato. Registrò quella che a tutti gli effetti era una lunga jam di 17 Days su di una cassetta da trenta minuti. Quella perseveranza nel voler provare e riprovare la canzone, fece intuire ai presenti che il brano non sarebbe stato ceduto a terzi, come inizialmente si poteva pensare.
Da quella registrazione si ottenne una versione di 7.32 minuti. È proprio da questo adattamento che il 18 marzo Prince riprese a lavorare sul pezzo. “Non so perché lo abbia fatto” ricorda Susan Rogers. “Probabilmente perché pensava ci fosse qualcosa di interessante e di poterlo migliorare”. Registrò ed aggiunse alcune nuove frasi recitate sempre da Branda Bennett. Un paio di giorni dopo però, 17 Days viene completamente stravolta. I pochi dubbi rimasti di un possibile utilizzo della canzone per l’album delle Apollonia 6, precedentemente per le Vanity 6 o Brenda Bennett, furono definitivamente cancellati. Gli iniziali 7.32 minuti vengono ridotti a 3.56 minuti. Prince rimosse gran parte della ripetizione strumentali, come pure tutte le strofe cantate da Brenda. L’inizio della prima lirica la troviamo dopo 42 secondi e non a 1.49 minuti come negli arrangiamenti precedenti. I tre minuti finali di jam sono rimossi. A differenza della prima versione, in quella conclusiva e definitiva, gli strumenti sono tutti suonati da lui e le voci femminili che si sentono sono di Wendy e Lisa. Il risultato di quella registrazione e ciò che si trova sul lato B del singolo When Doves Cry.
Quella che si trova sul disco allegato a Rolling Stone è complementarmente diversa. Una versione unica, nella sua forma più sottile e primitiva, ancora in fase di sviluppo. Sei minuti dove oltre al pianoforte e ai versi sussurrati, si possono ascoltare i fruscii del nastro e le note a voce che Prince ogni tanto segnala durante l’esecuzione. Preziosa testimonianza di come l’artista lavorava e creava.
Queste le due versioni:
17 Days (When Doves Cry – Single)
17 Days (Piano & A Microphone 1983 Version)
La versione “embrionale” di 7:32 è disponibile da qualche parte ? Magari è possibile trovarla su qualche canale youtube ? Io ho trovato tra i miei files una versione di oltre 13 min, in pratica un extended mix del brano, ma non credo abbia a che fare con la versione citata da te.
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Neppure io ho testimonianza audio di questa versione. Se ne parla nel libro “Prince and Purple Rain Era Studio Sessions 1983-1984”
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