La mia “My Name Is Prince”. Un po’ di Paisley Park a Londra

Ci siamo andati. Non abbiamo badato ai commenti e alle voci di chi era favorevole, di chi non lo era o di chi c’era già stato. D’altra parte chissà se ci capiterà mai di visitare il suo museo ufficiale a Paisley Park. Forse un giorno. In attesa di quella data abbiamo prenotato i biglietti, un aereo e siamo volati a Londra per l’esposizione “My Name Is Prince” organizzata dalla stessa società che gestisce il museo e, brutto da dirsi, il nome di persone famose e celebri, ma defunte! Vicino a quella del Principe c’era anche quella dedicata al Re, Elvis Presley.

L’appuntamento era per le 13.00 di sabato 18 novembre. Noi ci siamo presentati in anticipo e con un nodo alla gola siamo entrati carichi di emozione e di gioia, ma con un pizzico di tristezza e la consapevolezza di ammirare quello che è stato e che non tornerà più.  C’eravamo preparati all’evento il minimo indispensabile. Poche informazioni. Quelle condivise sul sito ufficiale di Paisley Park e guardando le immagini ed i servizi tv trasmessi lo scorso 27 ottobre, data ufficiale d’apertura. Questa scelta perché volevamo sorprenderci un po’ per volta vivendo l’esposizione e i ricordi attraversando le sale allestite, camminando tra teche, custodie, scaffali, manichini ed espositori.

Accompagnati da una guida che a fatica riuscivo a seguire, niente Google Translator, ma fortunatamente avevo chi mi aiutava, ci siamo immersi in un viaggio nel tempo. Dopo un breve elenco di regole da rispettare, l’ingresso nella piccola, ma accogliente, sala d’attesa riservata a chi aveva il Vip Ticket. Nuove raccomandazioni prima di spostarci all’interno dell’area a noi concessa. Tre sale esclusive. Ad accoglierci nella prima c’era la chitarra acustica di Planet Eart, suonata in occasione dei concerti del 21 Night Tour in London, ed il basso Ibanez Ergodyne, qui appoggiato impropriamente sulla custodia della particolarissima The Model C, esposta nell’area comune.  Ad arredare le altre stanze c’erano scarpe e stivaletti, rigorosamente con tacco, orecchini, anelli, collane, bracciali e i trucchi che Prince utilizzava quotidianamente. Un ricco guardaroba contenente giacche, camice e tutine dai colori sgargianti. Tutti utilizzati in occasione di concerti, ma anche abiti da casa ritrovati nei suoi armadi. Capi firmati da Debbie McGuan e Arturo Padilla. Non c’erano jeans o polo! A far compagnia al celebre cappello con la visiera a catene (periodo dell’Act Tour e dell’album Symbol 1993) c’erano gli occhiali a tre lenti, che spesso Prince mostrava nelle esibizioni con le 3rdEyeGirl e quelli a retina, visti in occasione degli iHeartRadio Music Festival del 2013 quando salì sul palco per cantare con Mary J. Blige. Nell’ultima sala si poteva ammirare la camicia colore arancio indossata alla cerimonia dei 57th Grammy Awards ed alcuni strumenti come il basso modificato colore oro modello SoundGear di Ibanez utilizzato da Prince nel periodo di Emancipation e The Gold Experience ed il Fender Jazz Basses colore porpora anche questo utilizzato durante gli show del 21 Night di Londra. Tra questi anche la chitarra acustica Taylor 612 CE suonata in occasione dell’ MTV The Art of Musicology del 2004. Dopo aver indossato un paio di guanti bianchi, abbiamo potuto impugnarla, con la guida che spiegava che i graffi che si vedevano in contro luce sulla cassa acustica, sono stati fatti dagli anelli che Prince indossava. Dopo le doverose fotografie il sequestro dei cellulare. Il privilegio delle foto ricordo era concesso solo in quest’area. Per il resto del tour non era più possibile immortalare nessun oggetto, e così è stato.

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Il percorso espositivo aperto al pubblico, raccontato non più da una persona, ma attraverso un paio di cuffie che ci sono state consegnate all’ingresso, si sviluppava partendo dai primi anni della sua carriera artistica, ricordati con la celebre Gibson L6S Guitar usata per la sua prima apparizione tv (American Bandstand 1980) sino ad arrivare ad un palco espositivo a forma di symbol con al di sopra ciò che rappresentava gli ultimi anni d’attività. Un percorso storico ricostruito con video musicali, abiti e costumi di scena, oggetti, simboli o appunti scritti di pugno da Prince. Tante, troppe cose da ricordare e da elencare.

Il vestito bi-personaggio usato per il video di BatDance o la giacca con gli occhiali ed il bastone tempestato di brillati utilizzati per il servizio fotografico di V Magazine del 2013.  Il soprabito viola di Purple Rain ed il celebre vestito celeste a nuvole bianche di Raspberry Beret con a fianco la chitarra a 12 corde suonata nel video da Wandy Melvoin. I tanti costumi e abiti del 1988, periodo del Lovesexy Tour, sino ad arrivare alla maglia aderente di 20Ten con il primo piano la sua figura stilizzata, la stessa che troviamo sulla copertina dell’album. Una giacca con le liriche di “Pink Cashmere” sul colletto (1993) ed il giubbetto in pelle di Graffiti Bridge con l’enorme Love Symbol imbullonato sulla schiena.   Medaglioni e tamburelli, la bellissima e coloratissima chitarra VOX customizzata ed usata nel periodo delle 3rdEyeGirl. Il basso vintage che ha ispirato la Cloude Guitar e la Hohner con l’incisione Prinz nascosta dal nastro nero come voleva Prince. Immancabile la Cloud Guitar colore arancio suonata per l’Halftime performance del Super Bowl del 2007. Per  finire i quaderni ed i manoscritti con gli appunti personali della scena dell’incontro e presentazione tra Prince e Vanity, poi sostituita da Apollonia, per il film Purple Rain.

(Queste immagini sono quelle mostrate in esclusiva durante la giornata di apertura)

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Prima di ritornare nella saletta vip, il pass che avevamo al collo ci permetteva di entrare ed uscire tutte le volte che volevamo, abbiamo terminato il tour nella sala dedicate a Paesley Park e al muro del pianto, dove era possibile lasciare una dedica o un ricordo. Una sosta obbligatoria per l’acquisto di gadget promozionali e merchandising per poi andare a salutare chi ci ha accompagnato nella visita. Tra i discorsi catturati qua e la, una conferma del prolungamento della durata dell’esposizione sino al 7 gennaio ed il dispiacere, da parte dell’organizzazione, di non aver portato più oggetti da mettere in mostra. Solo durante la realizzazione della struttura si sono accorti di avere più spazio a disposizione di quello inizialmente progettato. Avrebbero potuto trovare lo spazio per un pianoforte o una tastiera. Strumenti che non erano tra la memorabilia esposta, ma che per Prince sono stati importanti come la chitarra. La notizia più interessante è che visto il successo riscontrato a Londra, qualcuno sta pensando di replicare l’esposizione in alte città europee e mondiali. Incrociamo le dita, ma per l’Italia la vediamo dura.

Dall’O2 Arena siamo corsi alla Proud Galleries per ammirare le fotografie di Steve Parke che di recente ha pubblicato un bellissimo picture book dedicato a Prince. Una copia del suo libro era in omaggio nella borsa che ci era appena stata regalata all’ingresso della My Name Is Prince Exibition. Poche le immagini esposte, ma tutte bellissime e personali. Steve Parke è stato per 13 anni (fine anni ‘80 e per tutti i ‘90) fotografo e Art Director di Paisley Park. Tutto quello che Prince pubblicava, dalle cover dei suoi album ai poster e locandine, come pure le scenografie dei sui concerti erano visionati e sviluppati con il supporto di Steve Parke. Dal suo personale archivio sono state scelte le immagini più suggestive, alcune di queste testimoniano la quotidianità di Prince, per realizzare e completare il suo bellissimo libro: Picturing Prince – An Intimate Portrait.

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Link:
https://officialpaisleypark.com/pages/my-name-is-prince
https://www.theo2.co.uk/
http://www.steveparke.com/
https://www.proudonline.co.uk/

2 pensieri su “La mia “My Name Is Prince”. Un po’ di Paisley Park a Londra

  1. Grazie mille per il tuo report! La prossima settimana andrò anche io, volevo chiederti una informazione “logistica” per quel che concerne l’acquisto dei biglietti: è necessaria la prevendita online oppure si può tranquillamente acquistare sul posto (VIP ticket) senza pericoli di trovare “sold out”? Dovendo incastrare voli ecc. non vorrei correre il rischio di “saltare” l’orario prenotato. Considera che andrò durante la settimana…
    Altra domanda: il merchandise è quello che si può trovare anche sul sito di Paisley Park oppure c’è dell’altro?
    Grazie mille!
    stefano

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  2. Ciao. Io ho acquistato il biglietto prima, online proprio per evitare problemi. Alcuni orari sono già soldout. Ti consiglio di prenotare tutto prima. Controlla sul sito ufficiale. Per il merchandising lo stesso tranne il book ufficiale della mostra.

    Piace a 1 persona

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