“You must become a prince before you’re king anyway”. No, non è l’inizio di una fiaba. La frase è una strofa di My Name Is Prince e se aggiungiamo che la canzone è stata scritta nei primi anni ’90 e che l’autore è il principe di Minneapolis, non è difficile capire a chi era rivolta questa frecciata. D’altra parte Prince è sempre stato diretto, forse un po’ presuntuoso, ma pur sempre autentico e originale, soprattutto in questa canzone, dove tutto è volutamente enfatizzato. Infatti, non ci stupisce più di tanto quel sottile egocentrismo che intravediamo in una frase come “In the beginning God made the sea / But on the 7th day he made me”, o la sicurezza ostentata da Prince nel voler difendere ciò che aveva conquistato nella sua carriera, sfidando chiunque a raggiungere o a migliorare i suoi successi istigandoli con “Funky fresh for the 90’s (Do that, do that, somebody) / Hurt me”. Con “Without a pistol, without a gun / When you hear my music, you’ll be havin’ fun” mostra il suo contrasto con la plateale violenza del Gangsta Rap, la nuova musica black che stava dilagando in quel periodo. Per vendere dischi al signor Nelson non serviva impressionare gli ascoltatori con storie criminali. Gli bastava suonare la sua musica per regalare gioia, indifferentemente dal fatto che questa fosse soul, rock o il suo personalissimo rap, presente in gran parte dei brani di Symbol, l’album che contiene My Name Is Prince. E cosa dire dell’auto celebrazione cantata nel ritornello? “My name is Prince and I am funky / My name is Prince the one and only”. Lui è Prince, lui è il funky, è sexy, è sporco, è attraente, ma soprattutto autentico e unico. Funky è la perfetta definizione per Prince.
Questi sono solo alcuni semplice esempi che troviamo in una canzone che è particolare anche nell’interpretazione. Prince non utilizza il suo solito falsetto, ma canta con una voce irruente. Urla e scandisce le parole per aumentare la loro efficacia. Le strofe sono brevi, concentrate, dirette e non permettono all’ascoltatore di perdersi in distrazioni. Nel video della canzone Prince non mostra mai il suo viso. Si esibisce in un vicolo difronte ad una folla eccitata, sempre con la faccia coperta dalle catene che penzolano dalla visiera del cappello che indossa. Il microfono che impugna e quello d’oro a forma di pistola, uno di quei simboli che hanno contraddistinto Prince. Alcuni anni dopo, a chi gli domandò il perché di quella pistola, rispose che cantare parole di pace con un oggetto del genere era come annullare il dolore ed il male che una pistola può causare.
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My Name Is Prince è la traccia che apre Symbol, il secondo album firmato da Prince con i New Power Generation. La canzone non era stata registrata per quel disco. Fu scelta dopo, inizialmente come seconda traccia e poi dopo come intro, facendo retrocedere Sexy M.F. Fu preferita ad altre per aprire i concerti del suo Act II Tour, la tournee europea che prese il via nell’estate del 1993, poco tempo dopo che Prince annunciò di aver abbandonato il suo nome anagrafico per un simbolo, lo stesso che appariva sulla copertina dell’album. Cantare My Name Is Prince in contrasto con la decisione di cambiare nome, creò un po’ di confusione e perplessità tra i fans.
Non è una novità dire che la traccia è stata registrata e suonata completamente da Prince. L’unico contributo estraneo è la voce di Tony M. conosciuto ai tempi come membro dei Game Boyz, collettivo formato dal cantante rap in compagnia di Kirk Johnson e Damon Dickson. I tre facevano spesso compagnia a Prince in occasione di concerti o apparizioni televisive. Il gemito che si sente ad inizio canzone è di Kim Basinger ed è lo stesso che viene utilizzato anche in Peach. Riconoscibilissimi anche i brevi sample di Wanna Be Your Lover, Partyup e Controversy. Le musiche di questa canzone sono state scelte dai creatori della serie TV The Simpsons per la divertente versione di My Name Is Bart, registrata con un nuovo testo e cantata con la voce del personaggio del cartone animato Bart Simpson. La canzone è contenuta nell’album The Yellow Album (1998).
Fonte: princevault.com
Che dire, tra le mie canzoni preferite.
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Indiscutibilmente una delle sue canzoni piu’ energiche, un po’ autocelebrativa ma anche autoironica, geniale direi…
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Ottima canzone, forse nel migliore album degli anni 90.
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