Se cercate in rete il nome dei The Lewis Connection non troverete molte informazioni. In wikipedia non c’è nessuna pagina dedicata a questa band di Minneapolis fondata nella seconda metà degli anni ’70 dai fratelli Pierre e Andre Lewis che, dopo alcune marginali esperienze in compagnia di musicisti locali, decidono di intraprendere una propria carriera. La loro storia è assai breve, ma piuttosto significativa. In compagnia dei 94 East, Lipps Inc., Prophets of Peace, Family, (non i The Family) e Flyte Tyme sono considerati i pionieri del Minneapolis Sound. Il loro contributo all’evoluzione di questo suono arriva ancor prima della consacrazione mondiale avvenuta grazie al successo di Prince. Ed è proprio con quest’ultimo che, andando alla ricerca di testimonianze passate, si scoprono legami e collaborazioni reciproche, precedenti all’inizio della sua carriera.
Il primo aneddoto è la storia collegata al brano Stone Lover l’unico singolo pubblicato dai MLF (Music Love and Funk). Dietro a questo nome troviamo i fratelli Lewis. La registrazione del brano risale alla fine del 1976, periodo nel quale i due, in compagnia di Sonny Thompson ed altri musicisti, bazzicavano regolarmente negli studi Sound 80 di Minneapolis. Gli stessi ambienti erano frequentati da un giovanissimo Prince, che in questi laboratori realizzò il demo che lo avrebbe poi accompagnato a firmare il contratto con la Warner Bros. Si racconta che Prince accettò di suonare la sua chitarra in Stone Lover per guadagnare qualche soldo che avrebbe poi utilizzato per pagarsi il viaggio a New York. Anche se le dichiarazioni rilasciate dai musicisti nel corso degli anni sono contrastanti riguardo la sua effettiva partecipazione, Stone Lover dei MLF, è considerato il primo featuring di Prince, perché canzone scritta da un’altra persona alla quale presta il suo contributo musicale. Questa è stata anche la prima collaborazione con il bassista Sonny Thompson, che Prince chiamò per la realizzazione di Diamonds And Pearls (1991) e per dare spessore alla prima formazione dei The New Power Generation all’inizio degli anni ‘90.
Ma non fermiamoci qui perché durante la stesso periodo e presumibilmente durante la stessa session, viene registrata un’altra canzone dove è possibile ascoltare non solo la chitarra di Prince, ma anche la sua voce che si aggiunge al coro. Il brano in questione è Got To Be Something Here ed è una ballata rhythm & blues suonata e cantata in compagnia di Sonny Thompson. La traccia, alcuni anni dopo, viene inserita in The Conection Lewis, unico album firmato dai The Connection Lewis. La mancanza della doppia “N” nel titolo, non è una nostra distrazione. Le poche centinaia di copie distribuite dalla P.A. Productions nel 1979, avevano tutte questo errore di stampa. Probabilmente perché le copertine erano già pronte o forse per mancanza di tempo o soldi, l’errore non venne mai corretto, rimanendo così un marchio indelebile dell’album. Distribuito esclusivamente nella zona di Minneapolis e St. Paul, questo disco permise al gruppo di avere un discreto successo, offrendogli la possibilità di suonare come openig act per artisti nazionali che si esibivano nei locali di quelle due città. Prince non partecipò mai ai loro show, anche perché aveva già il suo bel da fare per promuovere il suo primo album. Di recente la storia si è arricchita di un nuovo aneddoto. Le tastiere che Pierre Lewis suona nel disco, sono, secondo quello che lo stesso Lewis racconta durante un’intervista del 2013, le stesse che prestò a Prince e che lui suonò per ottenere la versione definitiva di Soft and Wet, primo singolo di For You (1978).
Per anni The Conection Lewis rimase un anonimo titolo di funk e r&b anni ‘70. Con la consacrazione del Minneapolis Sound, la particolarità dell’errore di stampa, ma soprattutto grazie al fatto di trovare il nome di Prince tra i musicisti accreditati, il disco diventa un pezzo da collezione. Per una prima stampa originale il prezzo medio è di 400 dollari. Alcune di queste sono state vendute al di sopra dei 1000 dollari. Nel 2013 la The Numero Group, una piccola etichetta discografica che nel proprio catalogo propone ristampe e raccolte tematiche, pubblica nella sua collana in vinile nominata 1200, il primo ed unico disco dei The Lewis Connection (NUM1206). Stesso titolo, stesso errore e stessa immagine dell’originale. Il nome di Prince compare in compagnia di tutti i musicisti del gruppo. Oltre ai già citati fratelli Lewis e alla voce di Sonny Thompson ci sono Randy Barber, Bill Perry e Jeffery Tresvant. La cosa curiosa è che nel catalogo della The Numero Group, è possibile trovare anche Purple Snow: Forecasting the Minneapolis Sound (NUM050) una compilation che racchiude in un box di quattro vinili, trentadue canzoni inedite o rarità prodotte negli anni ‘70 da musicisti delle Twin Cities. Tra queste c’è anche Stone Lover dei MLF.
I più attenti potrebbero fare una smorfia di dissenso e far presente che ancora prima di queste canzoni ci sono stati episodi come Games o If You See Me prodotte da Pepé Willie e che vedono la collaborazione dell’amico Prince. Si è vero le registrazioni risalgono ad un anno prima, 1975, ma la realizzazione dell’album Minneapolis Genius ad opera dei 94 East, è del 1986. Stone Lover e Got To Be Something Here sono le prime ad essere state pubblicate ufficialmente.
Come spesso accadere, casualità e fatalità possono determinare gli eventi. In questo caso hanno segnato la storia di un suono ed il mito di Prince. Se non ci fosse stato l’incontro con Sonny Thompson o Pierre Lewis negli studi di Sound 80, oppure se non avesse chiesto in prestito le tastiere utilizzate per completare la leggendaria versione di Soft and Wet che conosciamo, le conseguenze avrebbero preso direzioni o decisioni differenti da quelle che ci hanno condotto a tutto ciò. D’altra parte come qualcuno ha detto … There is no Minneapolis Sound without Prince, but there is no Prince without Minneapolis.
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Fonte:
numerogroup.com
startribune.com
billboard.com
spin.com
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Che bella storia.
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Bellissima storia. Una vita incredibile. A me manca tantissimo.
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