Un paio di settimane fa, esattamente il 22 marzo, vi avevamo narrato quello che era successo negli studi della Paisley Park a Minneapolis in occasione della presentazione di Back In Time il primo album di Judith Hill, artista prodotta da Prince. L’avevamo raccontato proponendovi gli articoli dei giornalisti presenti, cronisti che lavorano per Fox 9, City Pages, 89.3 The Current e Star Tribune. Tra di loro c’era anche un’imbucato, chiamiamolo così, che ha voluto condividere con noi la sua personalissima esperienza. Questo è il suo racconto.
Paisley Park Studios, Chanhassen, Minneapolis, Minnesota 22/03/2015
Ciao Simone, ti voglio raccontare la mia recente esperienza vissuta alla Paisley Park poche domeniche fa. Era la domenica della presentazione della nuova produzione di Prince: il disco di Judith Hill, hai sicuramente letto articoli e visto filmati (inviata dell’emittente Fox 9 News) della conferenza stampa, ebbene io ero lì con loro. Sì ero dentro quella stanza.
La storia inizia verso le sei di sera quando ricevo un messaggio da parte di una mia amica. Verso le ventuno comincia a nevicare di brutto. Arrivo alla Paisley Park alle ventidue spaccate dopo un’ora di spazzaneve con la mia auto. Sono stato l’ultimo ad entrare, dopo di me sono arrivate altre macchine ma pochi minuti dopo le ventidue hanno chiuso il cancello.
Siamo circa una settantina, entriamo dopo dieci minuti e proseguiamo verso la Love41another Room, il palco attrezzato prometteva molto bene ed era chiaro che non avrebbero suonato le 3rdEyeGirls. Dopo un’ora e mezza circa di Dj mi sono sdraiato su un divano (ce ne sono quattro o cicnque) e l’attesa da nervoso mi aveva reso solo stanco. Davanti a me c’erano delle persone sedute ad un tavolo che sembravano aspettare con un motivo diverso dal mio, ad un certo punto si avvicina a loro Trevor (fidanzato di Donna Grantis e tuttofare), che l’invita a seguirlo, io balzo su dal divano e mi accodo a loro, Trevor apre una porta e tenendola ci fa entrare uno ad uno. “No tu non puoi entrare!” dice Trevor e con la mano blocca una ragazza proprio dietro di me. Tuffo al cuore.
Ci troviamo a percorrere un corridoio stretto, alla sinistra la prima stanza quasi buia, due persone lavorano separate ai loro computer, la stanza successiva è lo studio A. Appena dentro ci sediamo, ci sono Donna, Ida e Hannah vicino a Joshua che è davanti al mixer. L’atmosfera cambia totalmente sono tutti rilassati e si scambiano i saluti, io sono seduto vicino la porta d’ingresso, su un altro piccolo divano … in un sogno. “Tu per quale giornale scrivi?” mi domanda Donna, prima mi viene in mente “Cavalli e Segugi” ma poi preferisco dire la verità: “Non sono un giornalista, mi sono trasferito dall’Italia con la mia famiglia…” Ida: “Ah! Tu sei il papà di quella bambina che ha ballato qui con noi qualche mese fa?”, tutti annuiscono … Sì sono io. Non vengo buttato fuori. Ha funzionato! “Scusate per il maltempo, questa è Judith Hill, ed il mio nome è Prince…” la sua voce calma e rilassante ci mette tutti sull’attenti. Passa vicino a me e sedendosi a quattro metri da me richiama Ida, seduta alla mia sinistra, con il dito e la invita a spostarsi accanto a lui. Non voglio ripetere quello che è stato detto nei vari articoli né posso raccontare le mie tante emozioni dati i naturali limiti miei e… della parola scritta, ma sicuramente ci sono cose che non sono state dette e che fanno capire la mente del nostro.
Ascoltato il primo brano, Prince fa: “Domande?”, in quel silenzio ho pensato che dovevo essere io il primo, “Quando esce?” rivolgendomi a Prince. Lui si gira per guardarmi ma è Joshua che risponde sorridendo: “Molto prima di quanto tu possa pensare!” Questa risposta è fondamentale per capire i fatti del giorno dopo e non viene riportata dai “giornalisti”… Davanti a me Jon Bream del Minneapolis Star Tribune che seduto al mixer fa altre domande a cui seguono altri brani ed altre domande, tra cui la mia: “Chi suona?” risponde Prince dicendo: “NpgJazz” e aggiunge ridendo “Ero io alla chitarra però …”.
Suona “Turn Up” arrivati alla parte dove Prince urla da fan impazzito lo guardo e lui mi fissa con uno sguardo impossibile da dimenticare, come a dire “Beh, che c’è SI sono io… allora?” rido e muoio. Alla fine dell’ultimo brano domanda a noi cosa può fare per promuovere l’album, per quanto strano possa sembrare, nessuno gli “ricorda” che è stato lui ad inventare i metodi per fare proprio questo … La ragazza della Fox, arrivata in ritardo e seduta alla mia sinistra proprio dov’era Ida, portando con se’ una considerevole “puzza de cipolla” (espressione romana per dire che “puzzava di cipolla”!) lo “istruisce” su Spotify. Prince sembra davvero seguire il ragionamento, e sono sicuro che non associa la “puzza de cipolla” al brontolio del mio stomaco contorto dall’eccitazione, tanto che chiede a Trevor quanto ci vuole per pubblicare lp. Ad un certo punto Prince si rivolge a Trevor dicendo “Fai in modo di risolvere questa cosa domani”, la sua espressione dice altro: “Vi sto prendendo tutti allegramente per il culo… ma voi non direte nulla perchè io sono Prince”.
E’ questo il problema con lui: non importa se tu sei un imbucato venuto da lontano, oppure un giornalista che lo conosce da sempre e ha scritto una biografia che tutti conosciamo; Prince ti ipnotizza, nel bene e nel male ti sorprende, e mentre tu stai realizzando quello che succede è già finita ed è tardi per …
Grazie … imbucato!