Prince and 3rdEyeGirl allo Zenith di Parigi … la mia recensione

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Prince non ha bisogno di un ufficio stampa. Sono sufficienti dei fans ben informati, un cellulare, un social network come Twitter, un paio di cinguettii condivisi all’ora giusta ed ecco che tutti possono sapere le date del “Hit And Run Tour Part II” ancora prima che inizi la prevendita ufficiale. D’altra parte lui è fatto così. È una continua sorpresa. Per i concerti di Parigi, Berlino e Vienna di questa settimana, l’annuncio è stato fatto con pochi giorni d’anticipo. Giusto il tempo di accendere il computer per acquistare i biglietti.

Qui allo Zenith di Parigi gli shows in programma per domenica 1 giugno sono due: il primo alle 18.00, il secondo è pianificato per le 21.30.  Seduti sui seggiolini rossi di questo bellissimo anfiteatro al coperto, quasi 6500 posti di cui 5000 a sedere, attendiamo con ansia l’inizio fissando l’enorme telo che nasconde il palco allestito con la batteria di Hannah Welton, il basso di Ida Nielsen, la chitarra di Donna Grantis, le tre componenti delle 3rdEyeGirl. Oltre a questo troviamo le tastiere di Cassandra O’Neal ed un microfono in più per l’ospite della serata, Liv Warfield.  Le immagini di un acquario colorano il telo che allo spegnersi delle luci e con le prime note di “Let’s Go Crazy”, scivola via come il foulard magico di un prestigiatore pronto a far apparire Prince. Lui è al centro del palco con i sui capelli afro, una maglietta extralarge con stampato, fronte retro, il suo viso stilizzato dai colori sgargianti e impugna una delle due chitarre che alternerà durante il concerto. L’enorme Symbol, il logo di Prince, che campeggia sull’asta del microfono sembra un faro che con la sua sfavillante luce color porpora, indica la giusta rotta che conduce al funk e al rock.

Ogni suo concerto è un viaggio. Un percorso lastricato di canzoni come “Raspberry Beret”, “Musicology”, “Take Me With U”, “1999”, “Nothing Compares 2 U” e l’intramontabile “Kiss” durante la quale dimostra che i suoi cinquantasei anni li sa portati agilmente bene, visti i salti e gli ancheggiamenti che ancora riescono ad esaltare la folla. Si prosegue con “When Doves Cry”, presentata dallo stesso Prince come l’esempio di quello che era il suo sound trent’anni fa, con “Sign O The Times”, “Controversy” e la cover di “Play That Funky Music” dove esprime al meglio la sua abilità nel suonare la chitarra con un lungo assolo, riproposto anche in “Something In The Water (Does Not Compute)”. C’è anche spazio per alcuni brani più recenti come “Fixurlifeup” e “Plectrumelectrum” che dovrebbe dare il nome al suo nuovo ed attesissimo album.

Si nota una certa differenza quando suona con i New Power Generation, la band di quindici elementi che spesso fa da supporto a Prince. In quei momenti il suono è più avvolgente, ampio, amplificato dagli ottimi fiati che rendono l’atmosfera altezzosa e quasi presuntuosa, ma pur sempre inebriante. Quando invece suona con le sole 3rdEyeGirl come in questo tour, tutto sembra più diretto, un pugno allo stomaco che a colpo ricevuto ti lascia senza fiato, ma che poi ti costringe ad urlare. L’impatto scenico che riesce a creare è unico e il pubblico è talmente attento e coinvolto che al minimo accenno di Prince risponde come se ne fosse ipnotizzato.

Peccato solo per il ritardo iniziale di mezz’ora che probabilmente ha compromesso e di conseguenza ridimensionato la setlist dell’intero show. Novanta minuti sono pochi, ma sono stati vissuti intensamente, ricchi di energia e vera musica. Un po’ di dispiacere ci pervade, se pensiamo che solo un paio di giorni prima al Botanique di Bruxelles, Prince ha suonato per più di quattro ore in occasione di tre show organizzati a sorpresa probabilmente perché non sapeva come passare la serata.   Qui invece solo un encore, un finale con il classico dei suoi classici, quella “Purple Rain” che tutti conoscono. Cominciata con una lunga introduzione strumentale, incluse le tastiere suonate dallo stesso Prince, è terminata con la coreografica pioggia realizzata con coriandoli luccicanti sparati e piovuti sul pubblico. Si spera in un altro bis, ma le luci di servizio si accendono. Usciamo dall’anfiteatro con la voglia di rientrarci per il secondo show. Qualcuno lo fa e corre per accodarsi alla fila formatasi già nelle prime ore della mattinata. Noi invece ci incamminiamo con passo deciso con l’obbiettivo di proseguire sulla via indicata dalla luce porpora del funk. Difficile sbagliare strada. Prince è unico.

Fonte Immagini:
rockerparis.blogspot.it
facebook.com/housequakecom
twitter.com/3RDEYEGIRL

 

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