Un Teatro degli Arcimboldi colmo sino all’ultima poltrona quello che ha accolto il concerto di Marco Mengoni, l’ultima data del suo Essenziale Tour 2013, l’ultima delle due aggiunte a grande richiesta dopo il sorprendente successo avuto quest’anno con la tournée che l’ha visto protagonista in Italia, per un totale di quaranta spettacoli. Più di due ore e mezza di concerto, una durata di tutto rispetto, nelle quali il giovane artista di Ronciglione ha cantato praticamente quasi tutte le canzoni del suo ultimo e pluripremiato disco #prontoacorrere.
Cosa dire. È bravo, non possiamo certo raccontarvi il contrario, anche perché mentiremmo. L’ha dimostrato nel reality che l’ha scoperto, nei suoi primi spettacoli, con i riconoscimenti ricevuti e l’ha confermato nuovamente la sera del 22 ottobre, davanti ad un pubblico che lo ama, rispetta ed apprezza semplicemente per quello che è e per quello che diventerà. Ha una voce e una tecnica davvero straordinaria, a tratti potente che spesso usa come se fosse uno strumento musicale. L’hanno notato anche maestri della musica leggera italiana, artisti come Ivano Fossati, coautore per Spari nel deserto e Lucio Dalla con il quale ha duettato in Meri Luis, contenuta nell’ultimo album del rimpianto cantautore.
Per Marco Mengoni salire sul palco equivale ad una trasformazione da Dr. Jekyll a Mr. Hyde. Se si pensa alle interviste che lo vedono protagonista, troviamo un Marco spesso impacciato, discreto, in difficoltà nell’esprimere i propri sentimenti. La causa è la timidezza che lui non sembra voler negare. L’altra sera più di una volta ha scherzato su questa cosa ed anche sulla sua scarsa memoria, arrivando a presentare quello che poteva sembrare una fioriera, ma che in realtà era il fidato gobbo sempre presente di fronte al suo microfono.
Una persona completamente diversa è invece quella che si vede sul palco. Probabilmente le luci, la musica, ma soprattutto il pubblico lo trasformano in un vero artista, che riesce a gestire senza difficoltà il suo spettacolo, il susseguirsi dei brani, con una continua altalena di emozioni. Si ha sempre la piacevole sensazione che sul palco, arredato con semplici colonne multicolore che si affiancano ai sei componenti della band, distribuiti su più livelli, ci sia anche il caloroso pubblico che lo accompagna e canta con lui praticamente per tutto il concerto. Durante alcune strofe o per alcuni ritornelli è tutto davvero emozionante, tanto quanto il suo sguardo incredulo rivolto alla platea che lo applaude. Elegantissimo come sempre lo si vede nelle occasioni importanti, conquista il centro del palco come saprebbe fare il miglior attore protagonista, senza però abbandonarlo prima di aver dato il meglio di se stesso.
“Pronto a Correre con… voi”. Così Marco ha iniziato quella che a tratti sembrava più una divertente festa di fine anno scolastico che uno spettacolo. Evitiamoci, Bellissimo, Non passerai e Avessi un Altro Modo sono solo alcune delle canzoni interpretate magistralmente, a volte cantate senza nessuna interruzione, a volte invece introdotte con una storia come avvenuto per Spari nel Deserto, dove Marco racconta e gesticola come la canzone riarrangiata è stata poi presentata a Ivano Fossati.
Altro monologo prima di La Valle dei Re con il quale spiega come la solitudine -che lo avvolge ogni volta che ritorna a casa dopo la conclusione di ogni suo progetto – gli fa comprendere che senza i suoi fans lui non è nessuno. Per I Got the Fear arriva ad impugnare la chitarra, mentre per Questa Notte, uno dei pochi brani presi dai precedenti album, l’arrangiamento proposto è tutto in versione reggae. Sul finale anche un’inaspettata Kiss di Prince, mentre per le consuete presentazioni dei collaboratori e musicisti, sceglie come base Get Lucky dei Daft Punk.
Il concerto sfugge via in maniera coinvolgente, merito delle canzoni e merito di Mengoni, che pur dimostrando di non essere un cosiddetto “animale da palcoscenico” riesce ugualmente a catturare ed esaltare il pubblico come tanti sui colleghi che sanno essere più dinamici. Il risultato finale è il medesimo.
Tra gli scherzi e le improvvisate fatti dalla troupe che vuole festeggiare la conclusione della tournée, Marco riesce a parlare, a rilassarsi, a raccontarsi e a scattare la consueta foto per immortalare il parterre. Sembra nutrirsi dell’affetto trasmesso dagli spettatori. Li ringrazia con insistenza, tanto che la voce a fine serata è rotta dall’emozione. Torna sul palco per l’encore e chiudere il proprio live con l’attesissima L’Essenziale, durante la quale il pubblico, ormai ingestibile, abbandona le poltrone e si affaccia dalle transenne per abbracciarlo con una simpatica coreografia organizzata dalle fans più accanite. Il vero finale arriva dopo i continui cori da stadio che lo convincono a ripresentarsi per chiudere con Natale senza regali e Una Parola.
Alle fine di tutto, quando le luci sono spente, rimane una piacevole soddisfazione. Un bel concerto che ha fatto da cornice a dell’ottima musica italiana, un giusto equilibrio tra uno show pop e un’opera raffinata dove il protagonista fa il cantante e propone solo… l’essenziale: la sua musica e la sua voce.