“Nothing Was the Same”, la conferma di Drake

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Come si dice: non c’è due senza tre. Prima Thank Me Later, poi Take Care ed ora eccoci tra le mani questo Nothing Was the Same, il nuovo disco di Drake.

Lo abbiamo ascoltato con attenzione, ed il primo spontaneo commento è che tutto ha un seguito per effetto di quello che è già avvenuto. In parole povere, il successo è praticamente garantito a proseguimento dei due precedenti album. Nothing Was the Same descrivere al meglio il carattere e la maestria di Drake ed è la conferma definitiva della sua evoluzione artistica.

Lui non rappresenta lo stereotipo del rapper che purtroppo molti si immaginano: è canadese, e già questo lo differenzia dai colleghi americani, e prima di iniziare a cantare faceva l’attore in un telefilm per adolescenti. La notorietà è arrivata senza troppi clamori, senza l’estremo bisogno di primeggiare a tutti i costi, non ha dovuto creare nessuna storia criminale per attirare l’attenzione o per pompare il suo personaggio. Nessuna violenza, nessun arresto e nessuna appartenenza a gang di quartiere.

La sua capacità è stata notata da Keney West in una serie di mixtape che lo stesso Drake ha prodotto e realizzato. Da lì sono iniziate diverse collaborazioni, partecipazioni e tutta una serie di giusti contatti che lo hanno portato prima a lavorare con il produttore Noa “40″ Shebib, con il quale firma la maggior parte delle sue canzoni, e successivamente ad un contratto con la scuderia della Cash Money Records. Giusto per capirci, la stessa di Lil Wayne, Nicki Minaj e Busta Rhymes. Rilevante il lavoro fatto in fase di produzione. Il suono in tutto l’album segue perfetti ritmi simplex che accompagnano metriche sobrie, ed è maledettamente efficace.

Nothing Was the Same è il disco che disegna alla perfezione la personalità di Drake. A tratti quasi malinconico, ma allo stesso tempo distaccato ed elegantemente arrogante nei confronti di tutti quelli che erano ancora scettici sulla sua bravura. Non è un album immediato, ma con il tempo diventa una vera dipendenza, capace di ipnotizzare l’ascoltatore.

Quello che durante l’ascolto ci ha più sorpreso è che si ha l’impressione che Drake sia al nostro fianco per farci compagnia durante un piacevole viaggio, nel corso del quale si racconta con tutte le sue fragilità, ma con la cognizione di essere arrivato in alto. Questa storia Drake la descrive sfruttando al meglio la sua maestria nell’alternare ed intrecciare melodie hip-hop e R&B. I primi due singoli ne sono una chiara dimostrazione: Started From The Bottom in contrapposizione a Hold On, We’re Going Home, il primo più dinamico e movimentato, strutturato su un loop creato da un inquietante pianoforte, mentre il secondo risulta più melodico e, come dichiara lo stesso Drake, suona simile ad una produzione di Quincy Jones e Michael Jackson. A nostro avviso non è solo il brano più bello dell’album, ma è anche uno dei migliori che si possa ascoltare in questo inizio autunno.

Canzoni come Furthest Thing e Own It, perfette anche per un disco firmato da Kanye West, si contrappongono al rap melodico proposto in Too much e From time. La cattiva ed energica Worst Behaviour si confronta con la bellissima Connect, dove Drake sembra fare il verso a Frank Ocean. In elenco anche Wu-Tang Forever, ma non preoccupatevi, nulla a che vedere con il doppio album firmato dai Wu-Tang. La canzone è dedicata ad una delle tante ex e l’unico collegamento alla crew newyorchese è un sample preso da “It’s Yourz”, brano contenuto in quel disco. Aprono e chiudono le due canzoni più lunghe, fuori misura standard con i loro sette minuti. Si inizia con Tuscan Leather, nella quale – se fate attenzione – si può sentire come sottofondo la voce accelerata di una Whitney Houston che intona “I Have Nothing”, e si termina con Pound Cake/Paris Morton Music 2 con la presenza di Jay-Z. Per quest’ultima due brani al prezzo di uno dove troviamo il sequel di “Paris Morton Music”, un brano di Drake datato 2010 diventato famoso perché utilizzato da Rick Ross per la sua “Aston Martin Music” featuring Drake.

Questo è senza ombra di dubbio un disco che deve essere ascoltato. Realizzato in modo ineccepibile, con produzioni particolari e di altissimo livello, qui Drake ostenta il suo migliore repertorio, differente dagli altri, ma non per questo meno efficace. La definitiva consacrazione per questo ragazzo, arrivato in alto a modo suo, con moderazione e semplicità, ma ben consapevole della sua bravura. Sempre più convinti che con il suo prossimo album diremo: non c’è il quattro senza il tre!

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