Non è “Bohemian Rhapsody” dei Queen il primo videoclip della storia, come convenzionalmente si tende a ritenere. La prima pellicola a colori realizzata per la promozione di un brano musicale è del 1959 e fu concepita in Italia per il cosiddetto Cinebox, il voluminoso “juke-box ad immagini” che per la prima volta consentiva di vedere e non solo ascoltare gli interpreti delle canzoni. Renato Carosone, Don Marino Barreto Jr, Peppino Di Capri e Nilla Pizzi aprirono la strada a tutti i cantanti degli anni ‘60, dando il via a un’avventura che coinvolse anche registi allora esordienti come Claude Lelouch, Francis Ford Coppola e Robert Altman. Questa storia è stata narrata in tv a Tg2 Dossier sabato sera, 25 luglio, seguendo il filo di un racconto che intreccia filmati inediti alle cronache della piccola guerra commerciale che il cinebox innescò tra Italia, Francia e Stati Uniti, finendo per suscitare l’interesse delle famiglie mafiose di New York e la dura repressione dei G-men di Robert Kennedy. Intervista a Paolo Emilio Nistri (cons.del. Ottico Meccanica Italiana) che produsse il cinebox. Roby Matano leader de “I campioni” fu uno dei tanti artisti presenti nel cinebox che piacque subito ai giovani. Alberto Moro montatore film parla della quantità di filmini montati per il cinebox. Vanno in onda moltissimi filmati dell’epoca, tutti tratti da quei juke-box che proiettavano anche immagini. Parla Clem Sacco predecessore del “demenziale” che riusciva a trovare spazio, per far conoscere la sua musica, solo sul cinebox.
Ma la Francia non rimase a guardare e grazie allo “scopitone” (versione d’oltrampe del cinebox) sponsorizzava i suoi artisti, comici compresi, come per es Henry Salvador. In Italia spopolavano i “Brutos” al punto che fecero uno spot per pubblicizzare il cinebox. L’industria, soprattutto quella automobilistica, vide nel cinebox e scopitone un perfetto elemento di pubblicità e lo usarono moltissimo. Nel 1964 sfondò anche negli States e Robert Altman fu uno dei tanti registi di Hollywood prestati allo scopitone. Tutti gli artisti più famosi dell’epoca passarano attraverso quel mezzo di comunicazione musicale, per promuovere nuove mode e nuovi balli, oltre alla trasgressione sensuale che in TV era censuratissima. In Francia Brigitte Bardot e in Italia Ornella Vanoni portarono la loro sensualità sul videobox. Ma il mezzo audiovisivo cadde in disgrazia nella metà degli anni ’60 perché troppo appetibile dalla mafia e per questo praticamente vietato negli USA. Poi l’avvento della televisione a colori fece il resto.
Fonte:
http://www.audiocoop.it/news/?id_news=1603
La puntata di TG 2 DOSSIER “La storia del Cinebox” la potete scaricare qui:
http://www.claudiomarino.it/download/cinebox.zip
Cinebox
Il Cinebox era un macchinario che consentiva di vedere su uno schermo le immagini delle canzoni suonate, ideato e prodotto negli anni 50 e 60 da S.I.F. (Società Internazionale Fonovisione) di Cologno Monzese. È considerato l’antenato dei videoclip, in quanto la sua iniziale diffusione comprendeva le sale interne dei bar ed il target era il pubblico giovane. La macchina era costituita da un armadio, contenente il sistema di scambio pellicole e di proiezione, sormontato dal monitor. Il sistema di scambio pellicole poteva contenere 40 nastri, che venivano selezionati tramite una pulsantiera, come in un normalissimo Juke box.
Inizialmente molti artisti credettero nel progetto Cinebox, di idea tutta italiana, e durante i primi anni sessanta furono molte le pellicole prodotte, sia di generi per i più giovani che per gli adulti. I videoclip erano realizzati negli studi di Cinelandia per la regia di Enzo Trapani.
I fattori a sfavore della diffusione di questo apparecchio furono principalmente due: il rivale francese (lo Scopitone), il costo dell’apparecchio e della manutenzione.
Lo Scopitone era un apparecchio molto simile, per aspetto e funzionamento, al Cinebox, ma fu prodotto in Francia a partire dall’anno seguente alla presentazione dello stesso Cinebox in quel paese. Lo Scopitone poteva contenere 36 pellicole, ma aveva dalla sua parte la più libera censura francese. I videoclip italiani erano infatti sottoposti a durissima censura, che limitava il campo d’azione del regista (e, direttamente, l’appetibilità del prodotto).
L’altro fattore sfavorevole fu il costo, sia di acquisto che di mantenimento: un apparecchio costava l’equivalente di circa 10.000 EUR e costava al giorno 500 lire per la tassa SIAE. Non da meno erano i problemi meccanici: per spesare l’apparecchio le pellicole dovevano essere proiettate continuativamente, e ciò portava al loro rapido deterioramento e quindi a blocchi della macchina. Si stima che per spesare il possesso di una pellicola, questa dovesse essere proiettata almeno 160 volte, e per spesare la tassa SIAE almeno 10 volte al giorno.
http://it.wikipedia.org/wiki/Cinebox
Scopitone
Lo Scopitone è un macchinario che consentiva di vedere su uno schermo un video associato ad una canzone, in pratica l’antenato dei moderni videoclip. Commercializzato in Francia a partire dal 1960 si diffuse ampiamente dapprima in Europa (soprattutto in Inghilterra e Germania) e successivamente anche negli Stati Uniti d’America. Lo Scopitone riuscì a battere la concorrenza di altri dispositivi analoghi tra cui il Cinebox prodotto in Italia ed introdotto sul mercato con un anno di anticipo. Il maggiore successo commerciale dello Scopitone è da attribuire a numerosi fattori, ma principalmente i costi minori e la disponibilità di un catalogo video più ampio e moderno.
I video erano distribuiti su pellicola a colori da 16 mm ed accompagnati da una colonna sonora magnetica. La popolarità del dispositivo fu comunque piuttosto breve ed alla fine degli anni sessanta erano presenti ormai solo pochi esemplari.
http://it.wikipedia.org/wiki/Scopitone
Trovate anche un libro sull’argomento:
“Da Carosone a Cosa Nostra. Gli antenati del videoclip-From Carosone to Cosa Nostra. Anchestors of the music video“
http://www.ibs.it/code/9788860630735/bovi-michele/carosone-cosa-nostra.html
Per saperne di più:
http://scopitone.tripod.com/Siae_VivaVerdi1-2-2005pag96.pdf
http://scopitones.blogs.com/scopitonescom
http://scopitonearchive.com/
ricordo una bella puntata di La Storia dedicata proprio a questo prodotto italiano che anticipò di molto un costume che poi come sempre ci saremmo trovati ad importare dimenticando di averlo inventato.
sempre in questa puntata venne raccontata pure la concorrenza dello Scopitone e il conseguente oblio del Cinebox.
ah belli i tempi in cui l’Italia anticipava e non seguiva
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In un programma su rai2 di qualche anno fa, si intitolava i 60 a colori, artisti giovani come le vibrazioni, cremonini, elisa, neffa raccontavano proprio la competizione internazionale tra il cinebox italiano e lo scopitone francese. Era un programma di Michele Bovi che ha scritto anche il libro sugli antenati del videoclip.
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